Come arrivare

Ultima modifica 26 febbraio 2021

La Valvestino, una grande valle posta trasversalmente tra il lago di Garda e il lago d’Idro, prende il nome dei monti Vesta e Stino che la chiudono a occidente; la sovrastano a nord un insieme di creste dalle quali spiccano cime dolomitiche che sfiorano i 2000 m: il M. Cingla, il M. Cortina, la Cima Tombéa e il M. Caplone. La zona è composta da numerose valli minori profondamente solcate da spumeggianti torrenti: il Bollone, il Personcino, l’Armarolo, il Magasino, il Toscolano e il Droanello che, con numerosi altri rii, alimentano il lago artificiale di Valvestino.

Tra una valle secondaria e l’altra si alternano estesi altipiani prativi, famosi e principali quelli di Rest e di Denài. Fiabescamente inseriti in questo contesto troviamo sette minuscoli insediamenti: Turano con Moèrna, Armo, Persone, Bollone, e Magasa con Cadria, formano i due comuni della Valvestino.

La leggenda racconta come questi piccoli agglomerati siano stati costituiti da sette fratelli che una mattina si destarono con tanto livore da decidere di sparpagliarsi per tutta la valle per non vedersi mai più. E così che i sette nuclei, sebbene distino fra loro pochi chilometri, risultano invisibili l’uno all’altro.

Si racconta che il più furbo ubicò il proprio nucleo in un luogo dal quale potesse spiare non visto qualcuno dei suoi fratelli; il luogo corrisponde all’attuale Moèrna, il più elevato dei setti paesi.

Politicamente da sempre (cioè da almeno un millennio) l’Alta valle è rientrata nell’area d’influenza trentino-austriaca, ma è con il passaggio del Bresciano sotto la dominazione veneta che inizia la vera "anomalia" di questa terra: mentre le aree circostanti (Tremosine e Tignale sul versante gardesano, Valsabbia e Bagolino verso il lago d’Idro) diventano domini della Serenissima, la Valvestino resta un cuneo "straniero" in terra veneta e lo resterà fino alla prima guerra mondiale. Non più quindi soltanto terra di confine, ma terra "oltre il confine", collocazione tanto più scomoda perché diventa — nei momenti cruciali — una via alternativa, per quanto disagevole, per chi voglia scendere dal nord verso Brescia, evitando la sponda occidentale del lago d’Idro con l’agguerritissima Rocca d’Anfo.

Inizia così la storia dei passaggi di truppe dall’Alta valle del Chiese alla Valvestino, attraverso Bondone - Bocca di Valle, in direzione di Capovalle - Treviso Bresciano, o verso la Riviera: una lunga storia di guerre per una valle che da farsi rubare aveva sicuramente poco, ma che ebbe la sfortuna storica ‘ di trovarsi "oltre il confine".

La Valvestino, da sempre dedita all’agricoltura, all’allevamento del bestiame ed alle attività boschive in genere, non ha mai conosciuto insediamenti industriali né turistici, nonostante negli ultimi tempi il secolare problema della viabilità sia stato in parte risolto. Ciò ha precluso lo sviluppo della valle, favorendo la fuga dei residenti alla ricerca del posto di lavoro; la popolazione, dalle 1081 unità del 1951, si è ridotta, infatti, ai circa 650 abitanti dei nostri giorni. La mancanza di questo tipo di insediamenti, d’altro canto, ha permesso a questi luoghi di conservarsi quasi completamente incontaminati, così come li trovarono, all’inizio del secolo, famosi botanici e studiosi d’oltralpe, decantandone le bellezze naturalistiche e paesaggistiche.

Il M. Tombéa in particolare, specialmente dopo la scoperta della Saxtifraga tombeanensis nel 1853, divenne noto a tutti i botanici italiani e stranieri per la sua preziosa flora alpina, ricca di ristretti endemismi.

Non meno interessante la fauna che, oltre alle numerose specie minori quali lepri, volpi, tassi, scoiattoli, fai, martore e donnole, comprende: marmotte, recentemente introdotte, caprioli, camosci, stambecchi e cervi. Non di rado si può scorgere nei cieli della Valvestino il lento e maestoso volteggiare dell’aquila reale. Fagiano di monte, gallo Cedrone, nocciolaia e corvo imperiale sono ben rappresentati nell’avifauna valvestinese.

E così, flora, fauna, maestose faggete, lucenti praterie, grotte gravide di leggende, selvaggi e scoscesi valloni, fanno della Valvestino un vero paradiso, unico nel suo genere.


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