Cenni storici

Ultima modifica 26 febbraio 2021

Magasa è un piccolo comune montano di 230 abitanti situato nell’entroterra del Garda bresciano e precisamente nella Valle di Vestino. E’sistemato a metà del pendio dell’altipiano di Denai ad un’altezza sul livello del mare di 976 metri.

Le sue origini sono antichissime, e per alcuni, risalirebbero ad un insediamento di popolazioni celtiche. Il toponimo di Magasa deriverebbe dalla parola celtica "Mag" che significa campo.

Abitata dagli Stoni, dai Galli Cenomani, fu dominio romano e longobardo. Quest’ultimi, sembra abbiano lasciato traccia della loro presenza, nella costruzione dell’intelaiatura delle travi che compongono i tetti dei fienili con copertura in paglia di frumento, ancor oggi sono visibili nella ricostruzione originaria sull’altipiano di Cima Rest.

Dal 1200 al 1807, Magasa come tutti gli altri sei paesi della Valle, fu feudo dei Conti di Lodrone e territorio del Principato vescovile dì Trento.

Il congresso di Vienna del 1815 riconfermò la giurisdizione di queste comunità all’Impero Asburgico e alla città di Trento.

Terra di confine dal 1426 al 1797 con la Repubblica di Venezia e con il Regno d’Italia fino al 1918, fu per secoli percorso obbligato per quegli eserciti che, intenzionati a evitare I ‘agguerritissima Rocca d’Anfo, scendevano dal nord Italia verso la pianura Padana, o viceversa vi salivano. Numerosi furono i passaggi e le occupazioni militari; 25 maggio 1513, Scipioni Ugoni di Salò, condottiero di milizie rivierasche, aiutato dai gargnanesi, invase la Valle e saccheggiò e incendiò la terra di Magasa per vendicarsi delle scorrerie fatte sulla Riviera dai bellicosi Conti di Lodrone e per l’aiuto da essi prestato all’esercito tedesco; gennaio 1516, Magasa è nuovamente messa a "ferro e fuoco" per ordine del provveditore veneto di Salò Zaccaria Contarini; novembre 1526, Giorgio Frundsberg, proveniente dalla Germania ed alla guida di diecimila terribili lanzichenecchi, transita per la Valle diretto alla conquista di Roma; 1600, il bandito Giovanni Beatrici detto Zanzanù, braccato dai soldati veneti si rifugia nella vallata del Droanello; 1796, soldati napoleonici requisiscono animali e cibarie; 1800, soldati austriaci e garibaldini si alternano nelle occupazioni; infine, nel 1915, soldati italiani liberano Magasa e la Valle di Vestìno da oltre un secolo di amministrazione austriaca.

Magasa si staccò dalla provincia di Trento nel 1934 diventando frazione di Turano. Ritornò comune nel 1947, ristabilendo così l’antica autonomia amministrativa, infatti i suoi statuti rinnovati risalgono addirittura al 1° ottobre del 1589. Per quanto riguarda la Corte d’Appello Magasa fa capo tuttora al capoluogo trentino.

Dal punto di vista ecclesiastico Magasa, fino al 1785, è stata alle dipendenze della Pieve di Tignale. La Chiesa parrocchiale, intitolata a sant’Antomo abate, è stata costruita intorno al 1740, probabilmente sull’area di una preesistente chiesa longobarda. Il campanile è di epoca di poco successiva. Oltre ad alcuni dipinti di pregio va segnalato il pavimento di pietra ammonitica rossa e gialla ricavata dalle cave di Marmer sul monte Denervo. Cadria è l’unica frazione del comune di Magasa è posta su un cocuzzolo che domina la vallata del Droanello. Qui sorge la graziosa chiesetta dedicata a san Lorenzo, di origini antichissime e ricostruita nel 1547. Nel 1700, Cadria risultava "feudo diretto" della nobile famiglia Lodrone, nel 1972, dopo circa duemila anni di cristianesimo, vi giungeva in visita, per la prima volta, un vescovo, mons. Luigi Monstabilini della curia di Brescia!

Con il progressivo ma inarrestabile spopolamento, l’economia di Magasa è in forte crisi, pur tuttavia, l’allevamento del bestiame ricopre ancora un’importanza considerevole nella vita dei suoi abitanti. L’abbondanza di pascoli e lo sfruttamento nei mesi estivi delle malghe della Casina, Corva,, Bait e della più rinomata Tombea, permettono una buona produzione di formaggio e burro, venduto per la maggior parte in loco o durante la "Festa del formaggio" che solitamente si tiene la seconda domenica di settembre.


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